La parola del giorno: il “TEGO-TIR”
A beneficio dei lettori vorrei ricordare la definizione del “tego-tir”. Esso definisce, nel sistema internazionale di misura, l’unità di misura del “bloccaggio”.
Le prime attestazioni circa l’impiego del vocabolo risalgono al 2004, lo stesso Umberto Eco, nei suoi studi di semantica, ne attribuisce la nascita al boulderista F.P.. L’Accademia della Crusca spiega l’etimologia della parola composta: /tɛgo/ (ant. tegolino – riferimento assoluto di chiusura, tegola) s. m. [dal lat. tegŭla] + TIR s. m. – sigla del fr. Transports Internationaux Routiers «trasporti internazionali su strada», usata per indicare i trasporti internazionali di merci [...], automezzi dotati di grande cilindrata e potenza.
Uso nel gergo comune: <<4 TEGO TIR molto Biditosi :)>> Cit. Tony.

Nicola C. su "Clin d'oeil" 7A a Quirra, Passaggio per Chitur.
Quando sono venuto a conoscenza del vocabolo sono rimasto, al contempo, sorpreso e amareggiato per il fatto che una metodologia di valutazione della durezza di una via, basata su una unità di misura così tanto oggettiva ed universalmente riconosciuta, in questo ambito d’uso, sia stata abbandonata negli anni a favore di scale di gradazione decisamente soggettive quali Francese, YDS o Fontainebleau.
Faccio quindi un appello alla comune ragione: quando inserirete su ShardRock i commenti alle vostre prestazioni, indicate quanti “tego-tir” sono serviti per poter chiudere la via o il boulder così che, noi tutti, potremo regolarci di conseguenza: a chi mancano dovrà sfruttare la tecnica (vedi Janiro o varie ed eventuali “cose con i piedi”) o lasciar perdere, chi ne avrà in eccesso saprà quanto potrà scalare pulito e leggero sulla via fingendo di saper usare i piedi.
P.S. Guardando la foto di Nico mi è venuto in mente che il "tego-tir" può anche esprimere una "misura relativa" della distanza tra due appigli in quanto soggetto alle leggi della relatività altezza-chiusura. Il Saggio mi disse: <<io non voglio la tua altezza, preferisco tenermi il mio braccio>>.
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